mercoledì 13 aprile 2011

Il paddock


Abbiamo stabilito e più volte affermato mentre venivano trattati gli argomenti precedenti quanto sia importante per il cavallo mantenere uno stile di vita il più possibile somigliante a quello che svolgerebbe se fosse allo stato brado. Perché ciò avvenga è condizione fondamentale disporre di un appezzamento di terreno (più o meno grande) da adibire a paddock. La parola, di origine inglese, identifica una zona recintata in cui il cavallo può muoversi liberamente e pascolare. L’effetto benefico della vita più naturale è evidente sotto molti punti di vista. In primo luogo, il cavallo in natura passa la maggior parte del tempo a brucare, cosa che non avviene se limitato alla vita in un box. Un animale messo al prato per tutta la giornata o almeno una parte di essa avrà una maggior produzione di saliva, una miglior condizione dei denti con una minor formazione di punte, un miglior funzionamento dello stomaco dove transitano piccole quantità di cibo in maniera continua diminuendo il rischio di ulcere gastriche e coliche, una maggior possibilità di movimento a tutte le andature, esposizione alla luce solare importante per la produzione di vitamina D ed una sensibile diminuzione dei cosìdetti vizi redibitori. Mantenere un cavallo costretto in un box piccolo e poco luminoso, senza alcun contatto con i suoi simili per 22 o 23 ore al giorno è una pratica crudele e scorretta nei confronti di quello che dovrebbe essere il nostro compagno, un animale da rispettare ed accudire. Nel suo rispetto è perciò necessario permettergli di vivere nel modo più vicino a ciò che avverrebbe in natura se fosse allo stato brado. Ho visto cavalli non abituati ad uscire che messi al paddock fanno i matti e cercano di scappare essendo la cosa una completa novità per loro. La risposta del padrone è stata riprenderlo e riportarlo nel box perché a suo avviso il cavallo non amava stare fuori e quella reazione era dovuta a ciò. A mio avviso non c’è niente di più negativo né incomprensibile poiché in realtà molte volte la scusa “a lui non piace” oppure “non lo lascio fuori perché si fa male” sono solo frasi dettate da ignoranza e pigrizia. Inutile dire che un cavallo ben tenuto con la possibilità di avere i suoi spazi di libertà sarà nettamente più felice e sano di uno rinchiuso e trattato con profusione di integratori e prodotti omeopatici (che ora vanno tanto di moda per tutto) o stinchiere ultimo modello. Dopo tale premessa parliamo nello specifico del paddock: l’area da destinarsi dipende innanzi tutto dalle proprie possibilità, in secondo luogo dal tipo di terreno e dalla quantità di erba presente e quindi dal numero di cavalli che vi si vuole inserire. In primavera sarà sufficiente anche un appezzamento più limitato poiché l’erba cresce rapidamente, in estate invece sarà bene averne uno più grande o la possibilità di effettuare una rotazione di terreni per permettere a quelli ormai “desertificati” di riprendersi (un cavallo riesce a mangiare molti chili di erba in una giornata). Una volta scelta l’area essa può essere delimitata in diversi modi: recinzione in legno (vantaggio: bella e molto rustica; svantaggio: grande manutenzione, il legno tende a rompersi, rovinarsi e marcire con il tempo se non viene trattato periodicamente e alcuni cavalli lo rosicchiano), con filo elettrico (svantaggio: meno bella del legno; vantaggio: molto pratica; è necessario munirsi di uno o più rotoli di filo acquistabili in selleria, dei paletti in plastica oppure dei ganci in plastica con vite da inserire nei pali di legno piantati nel terreno ed una batteria una presa di corrente. Le aree di interesse possono essere facilmente cambiate senza bisogno di troppo lavoro. L’unico accorgimento da tenere presente è che i fili che portano la corrente non tocchino pali o parti in ferro che scarichino a terra interrompendo il flusso e rendendo il recinto poco sicuro. In caso in cui tutto funzioni a dovere sono molto efficaci e una volta presa la prima scossa il cavallo tende ad evitare accuratamente di avvicinarcisi. Se il vostro timore risiede essenzialmente sul fatto che il vostro cavallo possa prendere la scossa, vi assicuro che con ogni probabilità la prenderete molto più spesso voi del vostro amico -e parlo per esperienza- e la scossa sarà più o meno forte a seconda della regolazione che va da un lieve pizzicare ad uno più deciso), in plastica (vantaggio: minor manutenzione del legno; svantaggio: costo piuttosto elevato, la recinzione è fondamentalmente formata da tubi di plastica vuoti all’interno che si possono rompere a seguito di urti o calci). Le recinzioni non vanno assolutamente fatte con filo spinato in quanto è poco visibile e per di più molto pericoloso. L’altezza normalmente si aggira sul metro e cinquanta per evitare che il cavallo salti fuori e vengono fatte due o tre file di pali legno o filo elettrico distanti una quarantina di centimetri l’una dall’altra. Quella più prossima al terreno non deve superare i 25 centimetri per evitare che il cavallo, rotolandosi per esempio, vi infili un piede incastrandolo e ferendosi nel conseguente tentativo di liberarsi. Il terreno deve essere possibilmente pulito da detriti o pietre che possono causare ferite o zoppie ed è necessario rimuovere quotidianamente le fiante che altrimenti potrebbero infestare il paddock di parassiti (inoltre i cavalli tendono a sporcare sempre nello stesso luogo; se non viene pulito l‘area si amplia e l‘erba non cresce o non viene mangiata perché sporca di escrementi o urina). Per scongiurare la propagazione di parassitosi è anche bene sottoporre il cavallo o i cavalli al pascolo ad una periodica operazione di sverminazione (possibilmente trimestrale con variazione del prodotto usato per andare ad attaccare tipologie diverse di vermi e fatta in contemporanea per tutti gli animali). È bene evitare terreni fangosi sia per la loro pericolosità sia per il rischio di febbri da fango, perdita dei ferri o ragadi. Altro pericolo è determinato dal terreno ghiacciato su cui l’animale può facilmente scivolare; detto questo, anche con tempo incerto o piovoso i cavalli amano stare all’aperto ed in commercio esistono molte coperte impermeabili in tessuto antistrappo ideali per il periodo freddo e coperte antimosche a nido d’ape per il periodo estivo unite a maschere apposite per evitare il contatto di mosche e zanzare con occhi e orecchie. L’ acqua fresca e pulita deve essere sempre a disposizione, specialmente se lo lasciamo libero in estate con molto caldo, altrimenti rischia di disidratarsi velocemente; per farlo è possibile installare beverine o munirsi di buona volontà e secchi da riempire nei quali l’acqua va cambiata costantemente -per evitare la formazione di mucillagine- e vanno periodicamente puliti. Allo stesso modo è bene per il periodo più caldo che vi sia qualche riparo, naturale o artificiale, per creare zone d’ombra: una capannina o la presenza di alberi sarà più che sufficiente a consentire al nostro animale di non dover sostare sotto il sole cocente estivo. Il cavallo in natura sa scegliere piuttosto accuratamente cosa mangiare e cosa invece no perché tossico o nocivo. Più difficile è la condizione dei cavalli scuderizzati per la maggior parte del tempo che perdono così un po’ del loro istinto ed è possibile che, in special modo se fatti uscire molto saltuariamente per esempio per una passeggiata, si fiondino letteralmente su qualsiasi tipo di erba o pianta che incontrino sul loro cammino. Il prato polifita è composto prevalentemente da trifoglio, loietto, erba medica, festuca arundinacea, erba mazzolina e tarassaco o dente di leone, tutte erbe di gradimento al cavallo e non nocive mentre risultano tossiche la belladonna, il cicerchione o pisello di prato, l’erba chitarra, la felce aquilina, l’equiseto, il gittaione, il giusquinamo, le foglie ed i fiori dell’oleandro e l'alloro. Se il paddock ormai è privo di erba si può installare una rastrelliera per fieno o posizionarlo a terra. È importante che il terreno non sia sabbioso, in tal caso è sconsigliato permettere al cavallo di mangiare da terra perché la sabbia va accumulandosi nello stomaco danno origine a coliche spesso mortali. Se si vuole riseminare la zona teniamo presente che il terreno dovrà essere lasciato libero per un anno almeno perché possa crescere l’erba formando radici sufficienti. Evitiamo di concimare il terreno destinato a pascolo con lo sterco dei cavalli proprio per evitare il problema precedentemente citato di infestazione da parassiti. Fate attenzione nell’uso di diserbanti e pesticidi non solo vostro ma anche dei campi vicini; evitate di esporre il cavallo a tali agenti se stanno lavorando l’area circostante soprattutto se c’è vento.
Più cavalli possono convivere tranquillamente nello stesso paddock se questo è delle giuste dimensioni. Tra di loro verrà a formarsi una gerarchia pari a quella che vige in natura ed è bene assicurarsi, se si sceglie tale opzione, che non vi sia qualche elemento del gruppo mal accettato o che subisca le “angherie” degli altri rimanendo senza cibo per esempio. Io non sono molto a favore di questa scelta dopo aver visto una cavalla con una spalla fratturata da un calcio di un compagno e uno con un gran morso dovuto ad una “divergenza di opinioni” tra compagni di paddock per cui è stato necessario suturare la ferita con diversi punti. Nonostante ciò, è anche vero che ne ho visti molti convivere serenamente e senza problemi. Io adotto una soluzione, per così dire, intermedia: ognuno ha il suo paddock ma sono tutti adiacenti e hanno modo di toccarsi e socializzare attraverso la recinzione. Diciamo anche che in questa scelta dipende anche il tipo di cavallo che si ha (io ho stalloni, puledro, due pony e fattrice, alcuni sferrati altri no…insomma farli convivere in un solo recinto sarebbe quanto meno difficoltoso!). Sarebbe opportuno, se si decidesse per l’opzione convivenza, che i cavalli fossero sferrati (almeno ai posteriori) perché sarà inevitabile qualche scaramuccia tra loro. Evitiamo di confinare lo stallone ad una vita di solitudine, si adattano bene alla vita all’aperto se sono abituati fin da piccoli a stare fuori e ad essere in contatto con i propri simili (tenendo presente che mettere un intero ed una femmina insieme potrebbe causare un aumento della famiglia indesiderato!).

7 commenti:

  1. Una domanda.
    Un terreno con filari di ulivi in cui tra un filare ed un altro c'è spazio a sufficienza per il passaggio può essere un pericolo per i puledrini?
    Voglio dire: se ne sentono di tutti i colori; si figuri che ad un amico è morto un puledro di 2 mesi, perché si è aggrovigliato ad una catena apparentemente innocua che penzolava da una parete del box.
    Ecco perché le chiedo (non tanto per gli adulti, ma per i puledrini ed i puledri che sono impulsivi ed inesperti) è opportuno fare un paddock là dove ci sono filari di alberi?

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  2. Ottima domanda...i puledri riescono a farne di ogni colore davvero. Per esperienza posso dire che il mio puledro sta in un paddock con alberi di noce e con quelli mai avuto problemi, piuttosto è riuscito ad incastrarsi nei fili del recinto elettrico e smontare mezzo paddock! Detto questo, non credo che gli alberi siano un problema, nella prima settimana la vista è piuttosto ridotta ma tendono comunque a seguire la madre mentre dalle due settimane in poi ci vedono tranquillamente e imparano a conoscere lo spazio che li circonda. La loro irruenza e vivacità è notevole ma l'importante è che non ci siano fili, corde o filo spinato tra un albero e l'altro, tutte cose poco visibili e pericolose. Piuttosto mi chiedo se gli alberi non verranno divorati o rovinati dai cavalli. Onestamente, non ho idea di quanto possa o meno essere appetibile l'ulivo. Se c'è erba gli alberi vengono comunque di norma risparmiati. Spero di essere stata di aiuto, se qualcuno potesse aggiungere la sua esperienza in merito, ne saremmo felici!

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  3. Salve, vorrei cortesemente chiederle delle delucidazioni riguardo alla misura dei paddock. Per due cavalli anziani che mangeranno fieno, quant'è il terreno minimo per il paddock? Va bene se non è proprio in piano?
    Inoltre per due fattrici con relativi puledri (e poi per le successie fasi della vita dei cavalli) quanto spazio serve? Grazie dell'attenzione

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  4. Buongiorno, la dimensione dei paddock in realtà è molto soggettiva e dipende principalmente dalle condizioni del terreno e da quanto spazio noi abbiamo a disposizione. Ho visto paddock molto grandi ma completamente desertificati ed altri comprendenti solo una piccola striscia di terreno. La mia soluzione è stata di dividere il terreno in più segmenti ognuno dei quali misura 12x12. In questo modo ho a disposizione per ogni cavallo due paddock (anche se non molto grandi) di modo che, mentre il cavallo sta in uno, l'altro ha tempo di riprendersi un po', ma questa è una decisione puramente personale. Essendo due i cavalli che devono starci e che, penso, staranno al paddock tutto il giorno o buona parte di esso opterei per una dimensione doppia almeno. Il terreno non deve necessariamente essere in piano, ciò che conta è che vi sia un po' di ombra per ripararsi nelle ore più calde e non sia eccessivamente sassoso. Per le fattrici vale lo stesso discorso, tenendo conto però che, di norma, hanno bisogno di più spazio perchè i puledri sono molto esuberanti e hanno bisogno di spazio per muoversi e correre. La mia fattrice con il puledrino sta in alternanza in tre paddock di 12x12. Da tenere conto è anche il fatto che, se i puledri sono maschi, saranno da dividere dalle mamme quindi bisogna avere spazio a sufficienza anche per loro. Spero di essere stata di aiuto

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  6. Dove tengo la mia pony ci sta un terreno al quanto secco e quando si rotola si ferisce,quindi mi chiedo se posso metterci della sabbia silice, altrimenti cosa mi consigliate???

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  7. Dove tengo la mia pony ci sta un terreno al quanto secco e quando si rotola si ferisce,quindi mi chiedo se posso metterci della sabbia silice, altrimenti cosa mi consigliate???

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